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domenica 10 gennaio 2010

la guardia medica Non C'è!


Questo problema della guardia medica è un qualcosa che riguarda tutti i piccoli comuni, a tal proposito mi chiedo cosa stanno cercando di ottenere o di fare i nostri amministratori? secondo me niente e la cosa che gli riesce meglio.
Invito la popolazione a chiedere al sindaco in che direzione si sta muovendo per sisolvere questo problema (pensoi che sia importante avere un primo intervento a 500 metri e non 10 Km),
Avevo pensato di proporre una soluziuone: siccome l'amministrazione è formata da tanti Dottori sia all'interno e che all'esterno(tutti i dottori che l'hanno sostenuto dall'esterno,potrebbero pure fare un opera giusta per la comunità e organizarsi con dei turni volontari(di una guardia medica volontaria formata da professionisti) per sopperire il problema, non si scherza il problema è motlo grave.

Vi raccomando massimo silenzio!


Vi pubblico una interrogazione da parte di un senatore al presidente del consiglio e al ministro della salute .
La Sanità nei piccoli comuni:

Alla Sollecitazione del Coordinamento Piccoli Comuni sulla vergogna della sanità nei piccoli comuni, risponde il Senatore Egidio Pedrini con un'interrogazione parlamentare al Governo.
Il Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani ha stabilito un rapporto organico con il Senatore Egidio Pedrini.
Il Senatore Egidio Pedrini, Gruppo per le Autonomie, consigliere comunale e provinciale fin da giovanissimo, oggi è sindaco di Zeri (1315 abitanti, 72 Kmq, detto anche il "Passo dei Tre Confini" in quanto "confina" con Liguria, Emilia Romagna e Toscana).
Il Senatore Pedrini interpreta nelle sue iniziative politiche il grande impegno che profondono gli amministratori locali, le difficoltà che essi incontrano quotidianamente nel concreto e soprattutto le reali esigenze dei dieci milioni di cittadini che vivono nelle piccole comunità italiane.
Interrogazioni presentate:
- sulle acque/acquedotti;
- ICI sulla prima casa,
- sulle guardie mediche e assistenza sanitaria.

L'INTERROGAZIONE
SEN. EGIDIO PEDRINI - Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al
Ministro della Salute.

Premesso che:
nei piccoli comuni italiani vi è una drammatica situazione dal punto di vista sanitario: la guardia medica non c'è, il medico di famiglia non esiste, ed il pediatra è un lusso per qualche ora la settimana: in questa vergognosa condizione sanitaria versano 280 piccoli comuni italiani al di sotto dei 2000 abitanti;

per piccole comunità come comuni in Valbormida in Liguria, Celle di Sanvito in Puglia, o Monterone e Castino in Piemonte, o Castelpoto in Campania, Liguria, Enego in Veneto, Lauco in Friuli, Secinaro in Abruzzo, Tavenna in Molise, Leonessa nel Lazio, Sellia in Calabria, Craco e Cirigliano in Basilicata Sutera in Sicilia..., il diritto alla salute sancito dalla Carta Costituzionale è stato limitato;

per migliaia di cittadini, donne, anziani e bambini l'assistenza sanitaria è insufficiente e in questo specifico caso, il passaggio dei poteri alle Regioni in materia di sanità, ha sostanzialmente rappresentato, finora, un peggioramento;

all'assenza del livello centrale si aggiunge infatti una nuova forma di centralismo regionale che tende ad utilizzare le risorse disponibili prevalentemente nelle aree metropolitane;

avviene così che si verifichi una più marcata differenza di trattamento all'interno delle stesse macro realtà territoriali;

basti pensare ai piccoli comuni della montagna e alla loro condizione al limite della sopportazione per migliaia di famiglie che in assenza dei più elementari servizi sono costrette loro malgrado ad una forzata emigrazione. Per centinaia di dializzati, secondo uno studio dei dipartimenti sanitari di alcune Asl di diverse regioni, le più colpite sono persone anziane che vivono nelle aree interne e soprattutto nei piccoli comuni, come dimostra uno studio del dipartimento di Assistenza in Nefrologia, Dialisi e Trapianto di rene- Comprensorio di Foggia;

vi sono persone anziane costrette a percorrere decine di chilometri per raggiungere i centri dialisi in condizioni di totale disagio, a bordo di mezzi privi di confort;

persone anziane costrette a viaggi disagevoli per un semplice prelievo del sangue. Per non parlare del servizio 118, il pronto intervento, che in tantissimi piccoli comuni italiani non esiste, e dove è presente è carente di tutto, dall'assenza del medico a bordo, alla totale mancanza di strumenti adeguati, nella cornice di un personale di puro volontariato, e per nulla formato;

questo servizio che se organizzato anche per due sole ore al mese eviterebbe disagi, se non addirittura rinuncia alla richiesta di prestazione, trova una richiesta economica assurda da parte degli uffici ASL;

nel comprensorio montano della Lunigiana (provincia di Massa), l'ospedale di Fivizzano, fino ad oggi preposto ad effettuare le analisi cliniche per buona parte della popolazione della vallata, ha sospeso questo servizio! Per tutta la popolazione residente i campioni di sangue vengono spediti a Carrara, con le conseguenze che si possono immaginare! Lo stesso ospedale di Fivizzano si trova in condizione di crisi e pressoché quotidianamente provvede a ridurre le tipologie di servizi forniti;

siamo in presenza di un quadro tragico che sembra sfuggire all'attenzione della politica italiana, sempre più incartata e lontana dai problemi reali dei cittadini;

nella stragrande maggioranza dei servizi di guardia medica (peraltro, non sempre costituiti in ognuno di questi piccoli comuni) non c'è nulla, non vi è alcuna dotazione, e molto spesso i medici sono costretti a fare riferimento solo alla loro personale professionalità;

sembra quasi che la salute dei cittadini non sia un diritto naturale e costituzionalmente protetto;

i costi per le famiglie negli ultimi cinque anni sono notevolmente lievitati;

per fare una qualsiasi visita specialistica, esse sono costrette a raggiungere, nella maggior parte dei casi, il comune capoluogo, ovunque sia soprattutto nel Sud, e questo nonostante i miliardi spesi inutilmente in Italia per l'allestimento di poliambulatori, destinati nelle intenzioni a diventare centri territoriali per le cure specialistiche e divenuti invece delle cattedrali nel deserto;

vi è una condizione di totale disagio che richiede in maniera definitiva una riflessione seria sui diritti dei cittadini che vivono nelle piccole comunità, sempre emarginati e sempre più periferia, ironia della sorte, proprio nel tempo della comunicazione e del villaggio globale;

ai piccoli comuni italiani,stanno letteralmente rubando l'anima e questo è un errore grave ed imperdonabile nei confronti delle nuove generazioni che vivranno l'Europa dei popoli senza radice e senza identità. Dove non c'è storia, non c'è passato e non ci sarà futuro.


Alla luce di quanto esposto, si chiede di sapere

quali iniziative intenda assumere il Governo per risolvere il problema della tutela della salute per quei cittadini che si trovano a vivere nei piccoli comuni italiani. Si chiedono adeguate iniziative del Governo, sia per il miglioramento del livello delle prestazioni sanitarie, sia soprattutto per il pronto stabilimento di un adeguato livello di tutela sanitaria per le emergenze, in grado di garantire in modo sufficiente anche i cittadini italiani residenti in piccoli comuni e in zone geograficamente periferiche;

chiede altresì

se il Governo intenda perseguire il medesimo obiettivo nelle sedi di concertazione stato-regioni-enti locali a ciò istituzionalmente deputate, esercitando un ruolo di pressione e sensibilizzazione in particolare verso gli enti regione.



Se non aiutiamo i più deboli e meglio che non parlialo più di vita sociale, infatti nel nostro comune il problema è propio il sociale.

E vero Ragazzi? Vi raccomando SILENZIO!

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